Social Media Opportunity: raccontare il nostro brand, coinvolgere i nostri clienti
Tra le opportunità più affascinanti che offre il mio lavoro c’è quella di collaborare costantemente con diverse professionalità che, da un lato, mi permettono di mantenere sempre aggiornate le cosiddette competenze trasversali, dall’altro, offrono l’occasione di creare progetti comuni.
Questo è il caso della conoscenza fatta con Letizia Melchiorre di SocialLAB, consulente di comunicazione e marketing digitale, con la quale stiamo sviluppando [anche con altri partner] un più ampio progetto di promozione e valorizzazione dell’identità e della comunicazione del centro ottico, a partire dalla cura dei propri clienti e proprio dalla comunicazione con essi.
Le ho fatto qualche domanda su cosa significa, oggi, raccontare il proprio brand e misurare l’impatto di questo racconto. Ecco le sue risposte, buona lettura!
Intanto presentati e raccontaci di cosa ti occupi
Sono Letizia Melchiorre e mi occupo di comunicazione e marketing digitale. Nello specifico, con SocialLAB [Social Media Agency che ho co-fondato nel 2011], aiutiamo le imprese (ma non solo) a migliorare la propria presenza online, curandone l’aspetto (il website) e il contenuto (lo storytelling sui social media). Il tutto partendo da un’attenta lettura dello scenario in cui si muovono e verso cui vogliono tendere, attività necessaria per una buona riuscita del progetto. Un’altra parte importante del mio lavoro è la formazione, tanta e a tutti i livelli.
Parlando di social media, come reagiscono le imprese di fronte a questi strumenti?
Si passa dalla cieca fiducia al categorico rifiuto. Invero, la curiosità è il sentimento più diffuso (fortunatamente). “Facebook risolleverà le sorti della mia attività?”, “Sono strumenti che in fondo non servono a niente, non ho avuto nessun ritorno”, “Ma sono strumenti utili?” queste sono le domande (e affermazioni) che mi sento ripetere ormai da un po’ e che credo sempre di più abbiano una sola risposta: “Hai mai provato a misurare – seriamente – il loro impatto?”. Dico questo perché, fin quando continueremo a impostare la discussione sul valore presunto dello strumento non riusciremo mai a uscire dalla logica del personale (a me piace, a me no), e quindi del discrezionale (lo uso, non lo uso). E questo, lasciamelo dire, conta davvero poco. Quel che conta, invece, è saper valutare la potenzialità di un mezzo, di qualsiasi mezzo, misurando l’impatto che comporta il suo utilizzo. È più utile la macchina o la bicicletta? Dipende. Se devi muoverti in un centro storico con accesso vietato ai veicoli, beh, direi che non ci sono dubbi. Se il tuo obiettivo, nella vita, è ridurre i tuoi consumi, beh, direi che non ci sono dubbi. Se non possiedi una patente di guida, beh, direi che non ci sono dubbi. Ma il contesto cambia continuamente, evolve, così come evolvono le necessità di utilizzo e consumo dei mezzi. Ecco perché i social media non possono e non devono essere esclusi da questo discorso. Non possono piacere o non piacere, possono sono essere valutati per quello che valgono nel raggiungimento di determinati obiettivi.
Quindi non fine, ma mezzo. Che tipo di accortezze bisogna avere se si decide di attivarli?
Esatto, non fine, ma mezzo. Anzi, ancora meglio, ambiente. I social media hanno come caratteristica imprescindibile le persone. Il lavoro che si imposta con i social media è un lavoro anzitutto relazionale. E questo non bisogna mai scordarselo. Non si comunica per dar fiato alla propria voce, ma si comunica anche per ascoltare gli altri. Autoreferenzialità e opportunismo sono atteggiamenti che online – così come offline, lasciami dire – non portano da nessuna parte. Come obiettivo primario da inserire nel piano marketing digitale c’è sicuramente l’apertura, poi viene tutto il resto. E poi i numeri. Bisogna saper leggere quello che ci dice la nostra community: ha apprezzato i contenuti che abbiamo condiviso? Dove si riunisce solitamente per discutere di un determinato prodotto o servizio? Quanti condividono ciò che facciamo? Chi ci viene a visitare sul nostro sito, come si comporta? A queste (e altre numerose) domande è fondamentale poter dare una risposta, sempre. È il bello di questi canali, la loro misurabilità!
Perché è importante esserci?
Se posso rispondo con una domanda… è possibile non starci? Oggi un italiano su quattro [fonte Audiweb/Nielsen – State of the Net, Vincenzo Cosenza, Blogmeter] naviga su internet ogni giorno e ogni giorno ricerca prodotti, servizi, imprese, persone, strutture ecc. La disintermediazione dell’offerta è evidente, prova ne sono i numerosi – e di successo – siti come TripAdvisior, AirBnB, BlaBlaCar, ecc. Se vogliamo comunicare al mondo il mondo si ritrova lì. Perché è importante esserci? Per questo 😉
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