Imprenditori e banche, (alcuni) consigli per l’uso

Con sempre maggior frequenza si registrano decisioni giurisprudenziali che accertano casi di anatocismo [capitalizzazione degli interessi maturati affinchè producano ulteriori interessi] e usura [superamento del tasso massimo indicato periodicamente ai sensi di legge dalla Banca d’Italia] da parte di banche in danno del cliente.

La frequenza di tali decisioni a favore del correntista e/o mutuatario fa ritenere, da un lato, che tali “anomalie bancarie” siano di allarmante frequenza e, dall’altro, che il cliente possa ottenere abbastanza agevolmente il riconoscimento del danno subito attraverso provvedimenti giurisdizionali che paiono orientati a reprimere il fenomeno con severità.

Una recentissima sentenza del Tribunale di Ferrara, che ha accertato l’applicazione di tassi usurari, ha disposto, oltre alla restituzione da parte della banca di quanto percepito in più del dovuto, anche la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica perché proceda in sede penale, in quanto l’usura è – come ben noto – un reato oltre che un illecito civile.

La verifica delle eventuali anomalie è sempre consigliabile in quanto anche il cliente con rapporti difficili con le banche [per sua forte esposizione] potrà utilizzare l’esistenza del suo credito a titolo di restituzione di indebito come strumento di pressione verso l’istituto bancario per rinegoziare i rapporti in essere.

La maggior parte degli istituti pare, comunque, orientata a risolvere in via stragiudiziale questo tipo di contenzioso e saranno la sensibilità e il senso strategico dell’avvocato a scegliere le iniziative e le modalità di approccio più adeguate, in rapporto alla situazione specifica del proprio cliente nei confronti della banca.

Esistono, infine, società specializzate che effettuano [con l’utilizzo di appositi programmi informatici] la verifica delle anomalie e predispongono relazioni peritali che l’avvocato utilizzerà sia in via stragiudiziale (anche attraverso il recente istituto della “mediazione” e quello recentissimo della “negoziazione assistita”) sia nell’eventuale causa.

Per finire, un consiglio prezioso: conservate sempre la documentazione bancaria. Entro dieci anni dalla chiusura di un conto si può ancora agire!

Avv. Pier Furio Zelaschi

Leave a comment